Il cinismo è il profumo della vita, la procrastinazione il suo diffusore – parte 1

Cosa fa una elegante signorina che si sveglia dai propri incubi alle 3.00 del mattino, stressata dall’infame astrale congiunzione tra sbarco del lunario università bollette e rappresentanza del Dieselpunk Italico, con le occhiaie simili a caverne marziane e una profonda sensazione di colpa per avere tanto trascurato cotale digitalregistro?

Beh, scrive. Dando parole alla tempesta dentro, scrive del tempo e delle cose che si frappongono fra me e gli approdi che desidero toccare per questa ship-of-fools che chiamano vita.

boschfools

Tendo a lamentarmi un po’ troppo della procrastinazione, e tendo quindi a procrastinare su queste lamentazioni. Mi sento un po’ come Proust quando – dopo lungo tempo che si coricava di buon’ora, e ben 3.000 pagine – decise che avrebbe scritto un romanzo sugli uomini e sul tempo, trollando così il proprio pubblico in modo raffinato: in pratica, la sua Grande Opera era proprio quel romanzo, non altre 3.000 pagine che sarebbero potute venire in futuro.

Adoro l'espressione di quest'uomo e la sua capacità di portare a termine "il libro più lungo del mondo".

Adoro l’espressione di quest’uomo e la sua capacità di portare a termine “il libro più lungo del mondo”.

Che sia il tempo del mondo, il ticchettio di un orologio o lo scorrere della vita interiore, Padre Tempo mi ossessiona da più di dieci anni ricordandomi costantemente che è l’Arte il mezzo per contrastare la sua falce – Arte in ogni singolo secondo della mia vita, Arte in quello che scrivo a livello accademico, Arte per sfidare l’intorpidimento del corpo e il sonno della mente. La freccia in moto apparente è in realtà ferma: non riusciamo a realizzarlo mentre corriamo per arrivare in tempo al lavoro o ci scapicolliamo per finire in fretta i compiti. La conoscenza convenzionale attribuita al nostro passato e al nostro futuro è quanto mai lontana da ciò che l’Arte fissa come un punto fermo nel tempo, il ritrovare i ricordi ma non solo, il creare attorno ad essi il proprio universo;

Che poi, il sonno della mente non è proprio la stessa cosa del sonno biologico. Nessuno meglio di me nota – appunto – il sonno in cui giacciono prive di consapevolezza tutte le coscienze che mi girano tra le balle, proprio a me che vivrei tranquillamente se potessi essere pagata per studiare e produrre Arte. Io non dormo, eppure anche la mia mente piano piano corre il rischio d’assopirsi; è per questo che amo svegliarla di tanto in tanto, giusto per ricordarmi chi sono e che cosa sto cercando. Non tutti gli uomini tendono al sapere, sfortunatamente…

Per vivere soli si deve essere una bestia o un dio, dice Aristotele. Manca il terzo caso: si deve essere l’una e l’altra cosa – filosofo.” – F.Nietzsche

Ma ora sono stanca, e l’editor di immagini non funziona (temo che questa sia la terza bozza che ricomincio da capo, e direi di smetterla se no rischio di far scendere tutti i santi dal Duomo…). Direi quindi che è venuta l’ora per un poco di riposo, un momento per chiudere gli occhi, ora che non ho tempo. Giusto il tempo per scivolare in un altro sogno; domani sono solo altre 24 ore che passeranno nella relatività di questo angolo di universo, domani forse avrò nuovamente il coraggio di sciogliere altri pensieri nel calderone acido della mia Grande Opera. Che ahimé, ultimamente ha quasi sempre il fuoco abbassato e poco ribolle. Ma non l’ho ancora visto spegnersi.

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Moebius, “Home”