Settembre.

Settembre

Cala il sole

Cala la luce

Cala la luce dell’anima mia

E cala l’anima insieme

Anima di ferro e cuoio

Sterile proiezione di sogni morenti

Sogni d’acciaio

Sono il bisturi della mia esistenza

Sospesa come a settembre

che non è estate

che non è inverno

E brucia,

brucia quell’occhio

al centro della mano

e brucia, brucia, brucia

brucia con te

solo nel limbo

dentro al sudario.

Dentro una notte

Dentro un’eco

Passata.

Mentre un suono d’altri mondi

M’attraversa il cervello

Fino al seme bluastro di ogni pensiero

E lì si ferma a bruciare, ancora

Cenere nelle mani

Silenzio e il mio unico grido

Dammi.

IL DIAVOLO MI PARLA

Questa non è proprio recente, ma merita di essere qui, credo.

Edvard Munch, "Il giorno dopo", 1894-5


Il diavolo mi parla

Nelle notti passate a disegnare

Il diavolo mi parla

Nei giorni passati a meditare

Su nuove vendette

E tentazioni ripudiate.

Risponderò solo a me stessa

O questo è ciò che il mondo vede

Quando scruto fra i graffi

Nell’onice rossastra

Un diamante perfora pensieri pindarici

Tingendo un’anima di surreale

Ed i suoi artigli

…non fa male

Ormai non più.

Ridete pure.

Il diavolo mi parla

Con la sua voce setosa

Dice che non ha le corna

Ed è solo un fanciullo.

Addolora vedere un tradimento

Che sta solo negli occhi vuoti

Di chi guarda

Tu ancora non lo sai

Ma il diavolo mi parla

Mi racconta tante cose

A volte fa del male

Ma è solo la verità.

Il diavolo non ha la lingua biforcuta

E’ capace d’ingannare

ma lo sento sempre dire

Non ho mai creduto alle parole

Ma Dio non poteva creare

Un essere più sleale

…il diavolo sei tu???

No.

Il diavolo non mi ha mai ingannata.

Egli si limita a lavare via l’offesa

E quelle dannate frasi

Che mi fischiano nelle orecchie

Pronunciate come un mantra

Dovrò farmi denti d’acciaio

Temprarmi forse con acque infuocate

Come dice lui

Finalmente, perdono di significato

E tu non sei più tanto potente…Ah! Illusione!

Il diavolo non puzza di zolfo

Ma quando ti è vicino

Non puoi non accorgerti

Il calore di mille crisalidi nascenti

E il veleno di mille cobra

Tocca dolcemente come ala di farfalla.

E nel centro, del centro

Di un corpo di sabbia e morte ricoperto

Troppa morte innocente scorre

Per il desiderio di uno bastardo, non trino

Vuoi farti conoscere

Vuoi farti guardare

…ma il diavolo parla a me.

Dice che devo completare una missione

Ed essere da sola

Ma io ne vedo mille di campagne

Mi guardo indietro, abbattuta

Ma ormai nella sabbia c’è una sola impronta

Non temere, non è sparito

mi sta solo portando in braccio…

Ho visto mondi sovrannaturali

Dove rombi di vetro colorato governavano

Strane figure dalle movenze plastiche

Ma il diavolo è più sorprendente

Dice di non ricordarsi quando è nato

Né come possa avere occhi d’agata bruciata

Specchiandosi in rigagnoli neri

Sorpreso come un bambino.

Il diavolo mi parla

Ogni volta che dico: “Ti Odio”

Non è d’accordo con me, bieca e ottusa

Mi dà dei consigli

Duri come le stelle

Ma io ancora non so seguirlo.

Lo seguirò sul fondo del lago, forse

Perché il diavolo non disgusta

Non mi invita a fare giochi sporchi

Né mi chiede di danzare nuda per lui

Vuole solo un sorriso

Che nasca dalla gioia

O dal sollievo della rivalsa

Poco gli importa

Il diavolo mi carezza tra le orecchie

Come fossi un gatto

Lui mi asciuga ogni lacrima

Lecca il mio viso marmoreo

Pura statua, mera ossidiana

Quello che ora ho dentro.

Ma per lui sono sempre bella.

Il diavolo mi parla

Perché sono un gatto.

ASPETTANDO L’URAGANO

Seduta sulla sabbia bagnata

In un posto senza orizzonti,

vedeva l’onda infrangersi ai piedi

movimenti dall’irregolare matrice

che si snoda in acqua ruggente

Vedi? L’intreccio del cosmo

Denota nuove origini

Dalle sibilline profezie

Mentre distrugge il fine arduamente conquistato.

 

E guardava il fluido mosaico

Ricomporsi,

il cosmo con esso muta e si spande

solo se la mente illuminata porta chiarezza con sé

Ma dura solo un attimo,

niente è sicuro.

ma nessun suono si udiva nell’aria quieta.

Forse, una voce roca

Cantava strane litanie progressive

Le cui parole si perdevano nel vento,

incalzante ed infuriato

sferzava le piante e i lidi lontani

mentre parole prive di cognizione

e di metrica

sferzavano ogni silenzio del mondo.

Ma nel mondiale equilibrio irrisolto,

ogni cosa pareva immobile

Nel susseguirsi di giorni che guardano

Uno indietro all’altro,

E lei docile schiava di Saturno

Intrappolata nella sua eterna tela

A tessere il filo del tempo…

Niente.

Statiche ore, inutili minuti

Lunghi ed immobili

Soltanto disfacimento là fuori,

mentre il Genio s’aggira tra le rovine

senza speranza di trovare la fede

preclusa.

Le pareva di girare lei stessa

E il mondo con ella.

Vento camminerai con me.

 

Da lontano s’accostava alla vista

Di nomi mai pronunciati

In povere sillabe

Ma nessun riflesso vedeva nell’onda

E allora aspettava

Aspettava a chiamare

L’uragano nell’aria,

aspettava a chiamare

i venti divini

che nuova vita dal nulla e dal caos

avrebbero creato.

 

Aspettando l’uragano

Che non arriva mai

 

Aspettando l’uragano

Una donna giace sulla sabbia,

mentre i gabbiani le rosicchiano i capelli

solo le onde vegliano il suo corpo

accarezzandola talvolta.

Published in: on 7 aprile 2011 at 1:51 AM  Comments (2)  
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